Partiamo da una considerazione: lo sport in generale – in particolare quello del calcio, considerato lo sport nazionale per eccellenza – tradendo le proprie origini è diventato solo un luogo di affari, un business. Vincono le squadre più talentuose, ma è un talento che si compra a suon di euro, nel caso specifico milanese a suon di dollari. Le squadre sono solo delle bandierine su scatole vuote, riempite dalla compra-vendita di giocatori. È proprio sull’attaccamento alle bandierine di scatole vuote delle varie squadre che le tifoserie più accanite, spesse legate a logiche anche mafiose, si scontrano pesantemente fra loro. Ma questo non disturba le nostre istituzioni, che lo considerano un opportuno sfogo del disagio sociale, anzi viene adeguatamente protetto. In questo clima di valori rovesciati non fa neanche scandalo che delle squadre importanti, come Inter e Milan, siano state acquistate da società con fondi americani per lucrare sul calcio. Allora non ci si può meravigliare se questi affaristi d’oltre oceano progettano un business che prevede l’acquisto, in realtà si tratta di una svendita, dello Stadio Meazza di San Siro da parte del Comune di Milano.
Il progetto prevede la demolizione di uno stadio storico di importanza internazionale per le sue caratteristiche e la ricostruzione di un nuovo stadio a pochi passi, nel Parco dei Due Capitani, sottraendo aree verdi al territorio, circondato da centri commerciali che stanno soffocando Milano. Una grande operazione di business che, nello scacchiere degli interventi, prelude anche alla cementificazione nelle aree limitrofe di abitazioni residenziali per ricchi, mentre mancano abitazioni per i ceti popolari, cacciati dalla città e sospinti in periferie volutamente lasciate al degrado.
Le azioni di contrasto alla manovra del Comune non sono certo mancate. Come risposta a questo piano speculativo si sono formati vari comitati civici con diverse caratteristiche ma uniti nell’obbiettivo di impedire tale scempio, reagendo con azioni di mobilitazione, di controinformazione e con iniziative di protesta sia sotto il palazzo comunale che negli spazi adiacenti alla Stadio, come il Parco dei Due Capitani. Sono state intraprese anche iniziative legali. Inoltre, lo “Spazio Micene”, in collaborazione con il comitato “San Siro Città Pubblica”, ha intrapreso nel medesimo quartiere iniziative di protesta, come manifestazioni di sport popolare senza fine di lucro, dalla box al calcio, sia femminile che maschile, attuate nello stesso Parco dove sorgerebbe il nuovo Stadio, con finalità di controinformazione e partecipando a iniziative unitarie con gli altri comitati.
Questa prospettiva di svendita e privatizzazione dello Stadio Comunale Meazza, portata avanti soprattutto dalla volontà del sindaco Sala di amministrazione centro-sinistra, aveva un ostacolo da superare in tempi brevissimi: a novembre scattavano i 70 anni dalla costruzione dello stadio. Dopo quella data automaticamente subentrava il vincolo per cui lo Stadio di San Siro non si poteva più rimuovere. Per cui era indispensabile e urgente che il Consiglio Comunale approvasse in tempo utile il progetto di Sala per la svendita dello stadio alle società dell’Inter e del Milan. Il sindaco era cosciente che su tale progetto c’erano molti malumori anche all’interno della propria maggioranza, motivo principale per cui finora aveva evitato tale confronto, ma è arrivato il momento in cui la questione non si poteva più rimandare, per cui il Consiglio Comunale decisivo si è tenuto nella giornata del 29 settembre. La votazione si è tenuta a notte fonda, diversi consiglieri della maggioranza hanno votato contro, ma il progetto è passato lo stesso grazie ad un accordo sottobanco del sindaco Sala con Letizia Moratti di Forza Italia, che ha fatto votare i suoi a favore. Il risultato finale è stato di 22 sì e 20 no, 2 non partecipi.
Riportiamo il comunicato del collettivo Offtopic a tale proposito. “Nella notte si consuma la beffa delle giunte grigio-arancioni…Dopo il voto di stanotte a Palazzo Marino possiamo purtroppo confermare: con il supporto di Forza Italia, l’ex Sindaco di Milano Letizia Moratti e il suo menager Giuseppe Sala hanno ricomposto con un definitivo spostamento a destra il vecchio sodalizio. Non ci stupiscono ma lasciano comunque perplessi le reazione dei Verdi e dei “dissidenti” PD che sembrano aver scoperto solo in queste ultime settimane l’arroganza del potere reale della città che, rallentato ma non messo in crisi da inchieste e mobilitazioni dal basso dell’estate, sulla vicenda San Siro ha mostrato il suo volto peggiore…Svenduto a due fondi USA di cui non è chiaro la catena proprietaria non solo lo stadio, ma l’intera area circostante per una operazione di speculazione finanziaria e commerciale, la fine del quartiere ippico più grande d’Europa concretizza la minaccia concreta al quartiere ERP di Milano e un colpo definitivo a un Comune che di proprietà e beni non ne ha praticamente più. Ma esiste ancora la possibilità di bloccare la macchina: …come ha insegnato il Movimento No Tav in Val Susa, non è finito finché non è finito”.
Quello che fa soprattutto indignare è la politica della amministrazione comunale che, invece di agire da regolamentatore delle profonde ingiustizie sociali a favore degli strati più disagiati della popolazione, esaspera le differenze sociali promuovendo una politica di privatizzazioni e di speculazioni edilizie a favore esclusivamente del potere economico. Pertanto continueremo a batterci affinché Milano diventi una città basata sugli interessi dei ceti popolari, lavoratori e lavoratrici, studenti, delle famiglie a basso reddito e dei disoccupati.
Enrico Moroni